HomeCronaca e AttualitàNARDÒ: PERICOLOSITÀ DEL LITORALE, LE ZONE INTERDETTE DIVENTANO DIECI

NARDÒ: PERICOLOSITÀ DEL LITORALE, LE ZONE INTERDETTE DIVENTANO DIECI

NARDÒ: PERICOLOSITÀ DEL LITORALE, LE ZONE INTERDETTE DIVENTANO DIECI

mino-natalizio

Ieri sopralluogo decisivo. Ordinanza della Capitaneria di Gallipoli aveva imposto ben 37 divieti

A seguito del sopralluogo effettuato ieri e finalizzato ad una concreta presa d’atto dei luoghi e delle condizioni di pericolosità, è maturata la necessità di una riforma della ordinanza n. 64 con la quale la Capitaneria di Porto di Gallipoli, lo scorso 8 giugno, aveva imposto il divieto di balneazione, navigazione, sosta e ancoraggio di unità navali, pesca professionale e sportiva, attività subacquea e ogni altra attività connessa all’utilizzo del mare, in ben 37 specchi d’acqua del litorale neretino. In particolare, 37 tratti di costa caratterizzati da pericolosità geomorfologica molto elevata (PG3) nel Piano di assetto idrogeologico regionale (Pai). Analoga situazione e analoghi divieti sono stati imposti ad altri comuni costieri, come Galatone, Castrignano del Capo, Alliste.

Nella giornata di ieri si è proceduto a una perlustrazione e a un accurato controllo dei siti “pericolosi”, effettuati da una delegazione composta dai rappresentanti di tutti gli enti e gli organismi interessati: l’assessore all’Ambiente del Comune di Nardò Mino Natalizio, il geologo e consulente dell’amministrazione comunale Andrea Vitale, altri tecnici comunali, funzionari dell’Autorità di Bacino Distrettuale dell’Appennino Meridionale e della Capitaneria di Porto, delegati della Protezione Civile. Il sopralluogo si è reso necessario a seguito di una relazione per la valutazione delle situazioni di pericolo (connesse a dissesti idrogeologici e instabilità della costa) redatta dal geologo Andrea Vitale e già prodotta dal Comune alla Capitaneria e alla Autorità di Bacino, che aveva ravvisato l’esigenza di restringere le situazioni di pericolo a solo dieci casi. Il controllo, in effetti, ha consentito di recepire i contenuti dello studio e ha imposto di fatto una riforma dell’ordinanza n. 64, che verrà stralciata e sostituita da un nuovo provvedimento che restringerà il divieto a dieci situazioni (e a tutti gli anfratti e grotte sommerse della costa) e indicherà la necessità di un monitoraggio continuo di alcuni dei casi di PG3. I tratti di costa più importanti su cui permarrà il divieto sono quello sottostante Torre dell’Alto (zona nota come La Dannata), lo specchio d’acqua in zona nota come Lu chiapparu, altri due tra Santa Caterina e Santa Maria (i tratti noti come Canale di Bunsignore e Lu Purpittone), la zona Ligoria (accanto al circolo La Lampara), la baia di Torre Uluzzo e un altro paio tra Santa Maria e le Quattro Colonne.

“Siamo contenti ovviamente – dice l’assessore all’Ambiente Mino Natalizio – di aver restituito alla balneazione una serie di luoghi frequentati e amati da neretini e turisti. Fermo restando che occorrerà comunque monitorare tutta la costa e alcuni tratti caratterizzati da pericolosità geomorfologica molto elevata. Ha funzionato il metodo della condivisione e della collaborazione con gli enti interessati, che hanno dimostrato grande disponibilità a ridiscutere l’ordinanza e a confrontarla con gli esiti del nostro studio. Un metodo che, a detta della stessa Autorità di Bacino, servirà come modello per gli altri comuni costieri alle prese con la stessa emergenza sulla costa. Studiare nel dettaglio i siti PG3, approfondire la situazione, fare una verifica concreta sul posto, si sono rivelate scelte utilissime. L’invito che l’amministrazione comunale può fare in questo momento a tutti è quella di osservare le prescrizioni, che sono finalizzate a tutelarci da situazioni di reale pericolo”.

redazione.lecceoggi@gmail.com

No Comments

Leave A Comment