UNA PARTITA PIENA DI RIMPIANTI E RECRIMINAZIONI
Ora si deve da subito pensare al futuro analizzando il passato per correggere gli errori commessi
Dopo la conclusione beffarda del campionato la partita di ieri pomeriggio è stata il giusto corollario con il traguardo ambito, sognato ed inseguito per tanti mesi, a portata di mano, meglio di undici metri, svanito nel nulla. Il pallone che, calciato da Mancosu, sorvola la traversa del portiere finlandese del Venezia ha via con sé tutte le ambizioni leccesi che, fosse finito nel sacco, si sarebbero concretizzate col ritorno del Lecce in serie A, unica delle tre retrocesse, dopo solo un anno di sofferenza.
Un rigore realizzato (Aramu) ed uno sbagliato (Mancosu) hanno segnato il risultato della gara ed il destino delle due squadre: il Venezia in finale il Lecce a leccarsi le ferite e meditare sugli errori commessi.
Certo ora infierire sul morale dei giocatori non è cosa opportuna, ma a breve è giusto e necessario fare un esame di coscienza profondo e studiare il cammino fatto per individuare gli errori (appunto) e come porvi rimedio. Lo dovremo fare noi giornalisti per dovere etico del nostro lavoro, lo dovrà fare ancor di più la società, senza veli, senza forzate giustificazioni, perché ora, quanto mai è dire davvero ciò che è giusto e corretto.
Il Lecce, tanto per dirne una, la finale non l’ha perduta ieri, per quanto nel rigore sbagliato c’è una grande componente dell’esclusione, ma nella partita di andata. In quella circostanza ho visto un Lecce come svuotato di energia, una squadra che aveva smarrito il filo del proprio gioco e che non è riuscita a ritrovarlo in tempo per ottenere un pareggio che, unito a quello di ieri sera, avrebbe dato il passi per la finale ai giallorossi e non ai lagunari.
E’ stato bravo il Venezia che in casa ci ha assalito senza darci tregua ma ieri ha lasciato nel cassetto il solito canovaccio e svolgendo un gioco tutto sacrificio ha pensato a bloccare le fonti del gioco leccese per poi gestire con grande sicurezza il vantaggio acquisito per un calcio di rigore più casuale che altro.
Da parte sua il Lecce, dopo la scialba prova dell’andata, ieri sera ha cercato di riscattarsi anche se poi alcuni errori, e mi riferisco soprattutto a quelli commessi da Nikolov (sullo 0-0) e poi da Maggio e Paganini sono stati, a mio avviso anche più gravi di quello del rigore mancato.
Non tutti erano a mille, e lo si è visto chiaro, ma tutti hanno dato quanto potevano ed inoltre non si può non recriminare su quel pallone impazzito (nel corso del primo tempo sempre sullo 0-0) che sfuggito di mano a Maenpaa, rimpallato su Molinaro è andato a sbattere sulla traversa per tornare fra le mani del portiere come attratto da una calamita.
Del resto anche nel calcio per vincere è necessario oltre al cuore la fortuna e ieri sera la Dea Bendata non è si è vestita colorandosi di giallorosso ma di neroverdearancione e per questo, ma non solo, il Venezia va avanti ed il Lecce no.
Eugenio Luciani