PIERLUIGI CELLI DIALOGA CON MASSIMO BRAY SULLA “STAGIONE DELLA NOMINE”
Pierluigi Celli, tra i più importanti manager italiani, attuale Presidente di Sensemakers e già direttore Generale di Rai, Luiss “Guido Carli” e Presidente di ENIT, presenterà sabato 27 aprile, alle ore 18.00, presso il Giardino di Camera a Sud, in piazza Umberto I a Vignacastrisi, nell’ambito della rassegna Incontri d’Autore, il suo ultimo libro “La stagione delle nomine” che, nella forma del romanzo giallo, racconta le trame delle nomine ai vertici delle imprese statali, vicende che l’autore ha vissuto direttamente e che conosce bene. A dialogare con l’autore Massimo Bray, già Ministro per i Beni Culturali e attuale Direttore della Treccani.
Partiti politici, servizi segreti, Vaticano, malavita, tutti in gioco per decidere le nomine ai vertici delle più grandi aziende dello Stato. In campo ci sono soldi, potere, influenza e la sopravvivenza di una classe dirigente ormai bollita.
“La stagione delle nomine. È tempo di cambi al vertice delle aziende di Stato e Roma, come d’abitudine in questi frangenti, impazzisce come una maionese andata a male. L’occasione è troppo ghiotta per lasciarsela sfuggire, ma il gioco, questa volta, va troppo oltre. La decisione di non confermare l’amministratore delegato di un grande gruppo si rivelerà improvvida, lasciando tra le mani dei politici il cadavere del dirigente destinato alla sostituzione, ritrovato impiccato in una pensioncina del Sud. Chiamato a dirimere questo puzzle maleodorante, tra le trame di salotti ormai decrepiti, i tentativi di ritrovare spazio di qualche eminenza vaticana e l’emergere di brandelli di vecchi apparati di sicurezza del grande partito dei lavoratori, è il commissario Guglielmi. Uomo forgiato dalla montagna e alla guida di una squadra molto variegata, è costretto a navigare tra mille insidie, ma è capace di resistere sostenuto da un intuito affinato, ascoltando molto e giudicando poco. L’irrompere di un secondo delitto aprirà scenari inquietanti su complicazioni che rimandano a forze opache di una vera malavita che gioca in proprio approfittando degli spazi aperti dalla insipienza politica. Nel risolvere l’intrigo a dispetto dei tanti che hanno fatto a gara per fermarlo, Guglielmi non può che riflettere sulle miserie a cui è stato condotto il paese da un ceto dirigente approssimativo e arrogante.”