PSR, AUTORITÀ DI GESTIONE RISPONDE A ODAF
“Il bando è corretto. confrontiamoci per chiarire le osservazioni sollevate”.
In merito alle osservazioni dell’Ordine Degli Agronomi e Forestali di Bari relative al bando della 4.1 A del PSR, l’Autorità di Gestione del PSR Puglia, Rosa Fiore, dichiara quanto segue:
“Siamo certi della correttezza del metodo con cui sono stati valutati i quasi 8000 progetti, pur certi della ragionevolezza delle osservazioni fatte dall’Ordine degli Agronomi e Forestali (ODAF) e fermo restando la piena disponibilità e volontà di questa Amministrazione ad un incontro e confronto costruttivo con ODAF. È opportuno tuttavia dare evidenza del procedimento con cui la Regione ha ritenuto valutare nel modo migliore i dati dichiarati nei progetti che si sono candidati alle Misure d’investimento 4.1.a e 4.1.b del PSR Puglia 2014-2020 (così come riportato, anche, nei documenti presentati dalla Regione al Giudice Amministrativo).
La Regione, considerando i quasi 8.000 progetti candidati, nei quali venivano indicati prezzi e rese per centinaia di specie e varietà di prodotti agricoli, ha avvertito la necessità di individuare valori di riferimento che potessero agevolare l’attività istruttoria e minimizzare le differenze tra i funzionari. Sono stati così individuati rese e prezzi dei prodotti agricoli, elaborando dati provenienti da una molteplicità di fonti (ISTAT, ISMEA, Camere di Commercio, dati dichiarati nei progetti, esperti di particolari colture).
Successivamente, tali rilevazioni sono state sottoposte all’attenzione del partenariato socio-economico pugliese (organizzazione professionali agricole, organizzazione sindacali, Enti parco, Università, rappresentanze della cooperazione, Ordini e Collegi dei professionisti), ricevendone indicazioni, suggerimenti e dissenso, come nel caso dell’Ordine degli Agronomi. A tal proposito, proprio questi ultimi, all’epoca dei fatti, non contestavano la puntuale analisi dei valori proposti dalla Regione, bensì trovavano inopportuno individuare dati di riferimento, attesa la convinzione che la grande variabilità dell’agricoltura regionale impediva di quantificare dati medi.
Ma è proprio perché convinti della l’eterogeneità delle tecniche di coltivazione, delle forme di conduzione, dei contesti territoriali e di tanto altro ancora, che la Regione non ha applicato tal quali i prezzi e le rese. Infatti, ha prima di tutto elaborato tutti i dati dichiarati nei progetti mettendo in evidenza, coltura per coltura, i casi in cui si discostavano dai valori ordinari. Poi tutti i dati così identificati sono stati posti alla verifica dei funzionari istruttori che ne hanno valutato la ragionevolezza contestualizzandoli al progetto presentato. Progetto per il quale i funzionari hanno anche verificato la coerenza tra gli investimenti proposti e le modifiche a questi conseguenti.
Quando gli istruttori hanno avuto dubbi sui dati dichiarati, hanno chiesto chiarimenti alle ditte che avevano presentato i progetti. Queste hanno così avuto modo di inviare tutti i documenti (fatture, analisi di mercato, ecc. ecc.) a dimostrazione della bontà dei valori indicati.
Solo quando non hanno risposto alle richieste di informazioni o non hanno presentato elementi credibili, hanno avuto una penalizzazione del punteggio.
E’ ben evidente, quindi, che i prezzi e le rese presumibilmente errati per l’Ordine sono stati semplici strumenti di riferimento e che massima è stata la tutela degli interessi e delle possibilità di motivare quanto dichiarato da parte delle ditte e dei tecnici. Tutela che da un lato ha salvaguardato chi ha indicato dati realistici, dall’altro ha consentito di escludere chi ha previsto risultati produttivi assolutamente irragionevoli.
Resta evidente, comunque, che permane sempre, in fase istruttoria, la possibilità di verificare eventuali incongruenze e di porvi rimedio”.