REALIZZARE UN SOGNO INSEGUITO PER UNA VITA
L’altra sera siamo stati testimoni del coronamento di un sogno inseguito tutta una vita. Non vorremmo cadere nella retorica ma non troviamo un titolo migliore dell’usato e abusato “Il ragazzo del Sud di umili origini, diventa uomo di successo!”. Ed è quello che è emerso con chiarezza dal breve e particolareggiato racconto fatto da Giuseppe Zippo, prima che suo figlio adolescente tagliasse il nastro per inaugurare la sua ennesima attività produttiva. Tutta la storia ha avuto inizio a Specchia ed è lì che si è svolta la cerimonia dell’altra sera.
Non poteva essere altro che Specchia la città dove si è disegnata questa bellissima favola. Oggi è un comune facente parte dell’Unione dei Comuni Terra di Leuca i residenti sono meno di 5.000 ma un tempo era una città di Terra d’Otranto brulicante di persone e di commerci. Il periodo a cui ci riferiamo è il Medio Evo.
Lo stesso nome “Specchia”, è il nome d’arrivo dopo una serie di toponimi avvolti nel mistero tra leggenda e realtà. Da “Specula”, che gli fu dato dai Messapi, termine latino che potremmo tradurre come: accumulo di terra, collinetta artificiale, rialzo, a tutti gli altri susseguitisi. Specula era situata su una delle poche alture presenti nel piatto panorama Salentino, ideale per i Messapi come punto d’osservazione dal quale potevano vedere per tempo l’arrivo dei nemici, che insidiavano i loro possedimenti. Per aumentare la distanza dell’avvistamento, i Messapi, alzarono l’altezza della collina accumulando terra e pietre e da qui il nome. Nel corso dei secoli anche Bizantini, Normanni, Svevi usarono la collina di Specula come torre d’avvistamento. Specula dominava il mare e da esso era sufficientemente lontana; perfetta per dare con molto anticipo l’allarme se qualche vela saracena puntava pericolosamente la costa. Visto che Specula era diventata una città sicura e offriva protezione a chiunque, divenne ricca, popolosa e piena di vita.
Da Specula si passò al nome di “Specla Presbiterorum” che come indica il genitivo significa “città del clero”, perché in massima parte abitata da sacerdoti, e le rimase fino al XVIII secolo. In seguito il nome divenne ancora più esplicito “Specchia de’ Preti” usato fino al 1873 e dopo di quella data venne definitivamente chiamata Specchia.
In questa città dal passato favoloso e fantastico nasce il 25 luglio del 1983 e vive la sua infanzia Giuseppe Zippo. La sua famiglia era di umili condizioni il padre Antonio, come tanti salentini, emigrò in Svizzara nel 1986 e nel Paese elvetico vi rimase fino al rientro avvenuto nel 2002. Notizie queste sottolineate dallo stesso Zippo e più volte ripetute nel prologo fatto al taglio del nastro.
Un ragazzo, Giuseppe, che eufemisticamente potremmo indicare come “discolo”. Il padre in una confidenza fatta a voce bassa e commossa ha raccontato che era incontrollabile; e per lui, lontano emigrante per necessità, una vera sofferenza pensare che sua moglie da sola fosse costretta a badare ai due figli e alla piccola pasticceria di famiglia.
Giuseppe quindi ha vissuto fin da piccolo tra zucchero, farina, latte e uova, imparando dalla mamma l’arte più dolce del mondo. A casa però le difficoltà erano tante e anche Giuseppe doveva portare il suo piccolo contributo alla causa e per sbarcare il lunario contestualmente al lavoro nella piccola pasticceria, quello di studente, andava nei pomeriggi a bottega presso un’officina della città.
L’idea di diventare un grande pasticcere però lo ha accompagnato fin dalla tenera età.
Quella era la strada che voleva intraprendere, conscio che il traguardo l’avrebbe potuto raggiungere con sacrificio, impegno e studio.
Per la famiglia Zippo sacrificio e impegno erano pane e companatico quotidiano, per lo studio Giuseppe si iscrisse alla scuola alberghiera di Santa Cesaria Terme. Giuseppe Zippo nella scuola salentina portò a termine il triennio dopo il quale, sentì l’esigenza di trasferirsi alla scuola alberghiera di Firenze nella quale completò gli studi e conseguì il diploma. Dopo il diploma è stata una costante crescita professionale e umana costellata di successi e riconoscimenti. L’amore infinito per la famiglia pari a quello per la sua terra non hanno mai permesso a Giuseppe Zippo di rimanere molto tempo lontano da entrambi e quindi ha sempre declinato le allettanti e spesso faraoniche offerte di lavori fissi e duraturi, che gli venivano proposti da ogni parte d’Italia e del Mondo.
La voglia di mettere a frutto la sua geniale capacità di pasticcere esclusivamente nel suo territorio, lo ha portato con implacabile testardaggine a trovare la sua strada nella sua adorata città natale. Sono stati durissimi quei primi anni, ha raccontato Giuseppe nel suo prologo “ho sempre cozzato contro i pregiudizi e l’arroganza di chi avrebbe dovuto e potuto darmi una mano, non chiedevo altro che di avere un’opportunità, un locale dove impiantare il mio laboratorio, quattro mura per sperimentare le mie doti e le mie idee. Non volevo niente gratis, avrei pagato quello che era giusto pagare. Tutte le porte che ho bussato in quel tempo rimanevano chiuse, senza essere degnato neanche di una risposta e quando c’era, era anche più offensiva del silenzio. Qualcuno mi diceva: ma dove vuoi andare scapocchione? Altri invece: non sei all’altezza del mio locale”.
Mentre Giuseppe racconta questi aneddoti lo fa con una genuinità disarmante, non c’è acredine nel suo tono anzi potremmo dire che c’è gratitudine nei confronti di coloro che a suo tempo non l’hanno aiutato e che in massima parte sono presenti alla serata. Li invita vicino al nastro, li abbraccia e li ringrazia perché anche da quei dinieghi a volte spietati sberleffi, Giuseppe ha trovato insegnamenti e forza per proseguire il suo meraviglioso cammino. L’inizio ha una data precisa ed è il 2002 anno della svolta e del luminoso percorso.
Il padre Antonio ritorna a Specchia portando con se un gruzzoletto faticosamente guadagnato nei suoi 18 lunghi anni di lontananza e da buon padre lo distribuisce equamente tra i due figli. Per Giuseppe diventa finalmente l’opportunità tanto attesa per acquistare la pasticceria di fronte all’officina dove andava a lavorare come giovanissimo apprendista.
Il proprietario pasticcere è un suo caro amico e un giorno gli confidò la sua intenzione di vendere, grazie al capitale ricevuto in dono dal padre, Giuseppe non si lasciò sfuggire l’occasione. Fatto singolare è che proprio Giuseppe a suo tempo aveva consigliato il nome della pasticceria di cui stava divenendo il proprietario e quindi quel nome è rimasto anche dopo l’avvenuto acquisto “Mille Voglie”.
L’inaugurazione dell’altra sera dà il via ad una nuova avventura e corona un vecchio sogno. Finalmente Giuseppe Zippo è dentro al Castello protonobilissimo Risolo, nella centralissima Piazza del Popolo di Specchia, che qualche anno prima gli era stato rifiutato perché non ritenuto all’altezza del posto.
Giuseppe non solo ha dimostrato di essere all’altezza del prestigioso maniero ma è andato anche oltre ogni più rosea aspettativa. Il suo intento, già cominciato ed in via di completamento, è quello di dotare Specchia ed il territorio limitrofo di una struttura d’eccellenza in grado di offrire prelibatezze culinarie di elevata qualità e fattura.
Le antiche Scuderie del Castello sono state ristrutturate mantenendo i classici archi a chiave di volta, operazione culturale che rivaluta ed esalta l’antica tradizione architettonica, facendole diventare degli alloggi confortevoli e funzionali. L’idea vincente di Giuseppe Zippo, pluripremiato pasticcere dal lunghissimo palmares, vale citare giusto due eccezionali traguardi: il 2017 a Rimini 1° Classificato Miglior Dolce Debic italian Style, con un dolce ispirato al suo Salento e quello ultimo del 30 ottobre scorso a Roma medaglia d’Argento al Concorso Miglior Panettone del Mondo della FIPGC, è stata quella di volere al suo fianco il giovane Chef Mirco Antonio Vigna.
Un vero incontro di stelle visto che anche Mirco Antonio è uno Chef della tradizione culinaria salentina fresco vincitore a Firenze del “Premio 5 Stelle d’Oro della Cucina” con un piatto di soli ingredienti salentini: Spaghetto trafilato al bronzo con: Crema di Scampi – Tartar di Gambero viola di Gallipoli – Grattuggiata di Bottarga – Cubettata di Melanzane.
Un connubbio vincente che in breve tempo saprà farsi valere. Chi, fra i competitor, potrà offrire dolce e salato di livello così eccelso nel medesimo ristorante? Le Scuderie del Castello protonobilissimo Risolo a Specchia diventeranno a brevissimo, si pensa prima delle feste natalizie, una incantevole location da sogno per ogni tipo di cerimonia e per eventi veramente speciali.
Auguri ragazzi salentini e in bocca al Lupo.
Gianfranco Delle Rose