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REDDITO DI DIGNITÀ: “A OGGI ANCORA SOLO PROPAGANDA!”

REDDITO DI DIGNITÀ: “A OGGI ANCORA SOLO PROPAGANDA!”

Così il gruppo regionale di DIREZIONE ITALIA (Ignazio Zullo, Erio Congedo, Luigi Manca, Renato Perrini e Francesco Ventola)

FITTO - DIREZIONE ITALIA

Nelle roboanti dichiarazioni di Emiliano e della sua maggioranza il Reddito di Dignità avrebbe dovuto rappresentare una misura di contrasto alla povertà e di inclusione sociale con la previsione di un contributo economico di 600 Euro e un programma di inserimento socio lavorativo.

A distanza di più di sette mesi dalla pubblicazione dell’Avviso Pubblico della Regione Puglia (avvenuta il 7 luglio scorso) e a quasi un anno dall’approvazione in Consiglio regionale (1 marzo) nonostante le affannate rassicurazioni del Governo Emiliano sulla sostenibilità e sulla rapidità del programma oggi registriamo che sono 4.400 gli ammessi  ai quali sarebbe stata recapitata una Carta acquisti. Ma siamo certi che vi sia una  disponibilità immediatamente operativa nella casse di Comuni e Ambiti sociali? Non solo che fine ha fatto l’altra metà alla quale nel mese di dicembre la Regione Puglia  (in totale erano circa 9500 tra sms ed e-mail) ha comunicato l’AMMISSIONE o la NON AMMISSIONE non specificando che per la reale ammissione al beneficio si dovranno espletare ulteriori valutazioni? Perché non sono stati ammessi? Una leggerezza che ha creato false aspettative nei cittadini che in massa si sono riversati presso gli uffici comunali e di Ambito convinti di poter incassare il contributo e l’avvio del tirocinio. Il tutto senza la ben che minima informazione preventiva a Comuni e Ambiti che si sono visti assediati da cittadini ai quali non erano nelle condizioni di fornire nemmeno informazioni. Come dire, oltre al danno anche la beffa.

Insomma, un pasticcio di proporzioni enormi con l’aggravante che i tanti sbandierati 600 Euro mensili saranno solo una pia illusione per la stragrande maggioranza dei richiedenti considerato che per accedere al beneficio dovrebbero possedere: 1) un nucleo familiare di almeno 5 perone; 2) un reddito ISEE non superiore a 3.00 euro annui; 3) non essere destinatari di alcun contributo economico pubblico; 4) non possedere auto e motoveicoli di cilindrata superiore rispettivamente a 1.300 CC e 250 CC.

Purtroppo per le famiglie più povere e svantaggiate della Regioni, il Red si è rivelato fino ad oggi solo uno strumento di propaganda che con le tanto sbandierate misure di contrasto alla povertà non ha nulla a che fare. Con buona pace della dignità che si sarebbe dovuta difendere.

redazione.lecceoggi@gmail.com

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