RELITTI, SUI FONDALI DI NARDÒ C’È UN PATRIMONIO DA TUTELARE E VALORIZZARE
Un progetto di Unisalento punta a “virtualizzare” i resti di navi e aerei affondati nel 1943
I relitti aeronavali di Nardò come beni culturali da tutelare, ma anche da valorizzare e rendere fruibili. Si chiama “Relitti rinati” la ricerca del Laboratorio di Monitoraggio dei Sistemi Costieri di Unisalento, il cui responsabile scientifico è il professore Giuseppe Piccioli Resta, realizzata nell’ambito del protocollo d’intesa siglato tra il Laboratorio e il Comune di Nardò per progetti e ricerche congiunte. La ricerca prevede appunto la tutela e la valorizzazione del patrimonio culturale costituito dai relitti aeronavali del secondo conflitto mondiale giacenti sui fondali prospicienti le marine neretine. Si tratta di relitti che giacciono a profondità abbastanza alte, che da un lato hanno contribuito a conservarli in ottimo stato e che dall’altro non consentono le escursioni alla maggior parte dei subacquei. Si tratta della Motonave Pugliola, cargo militare di 78 metri, affondato il 12 settembre 1943, della Caterina Madre, piroscafo di 110 metri, affondato il 13 settembre 943, del Lanciotto Padre, piroscafo di 225 tonnellate, affondato il 16 settembre 1943, dello Junker JU 88, aereo militare tedesco con un’apertura alare di 20 metri, precipitato nel 1943, dell’HMS Quail, cacciatorpediniere britannico di 110 metri, affondato il 18 giugno 1944 e della Neuralia, nave appoggio di 146 metri, affondata l’1 maggio 1945.
Il progetto punta sulla assoluta innovatività di questi beni, sul loro forte potere evocativo e “narrativo”, sulla singolarità delle modalità di fruizione, non potendo mai essere musealizzati o fruiti direttamente. L’obiettivo quindi è quello di valorizzarli e renderli fruibili “extra locum”. I relitti, quindi, non possono essere considerati degli insignificanti ammassi metallici o, peggio, degli ostacoli alla pesca, ma dei veri e propri memoriali capaci di accendere flussi economici ma, ancor più, capaci di far riflettere sul senso comune della pace permanente fra i popoli. Concretamente, la prospettiva è quella di monitorare, mappare, riprodurre e rendere fruibili i relitti attraverso la musealizzazione di materiali video-fotografici, repliche a realtà aumentata e attraverso la realizzazione di modelli tridimensionali in scala. A essi si affiancherà la raccolta di fonti d’archivio, documenti e altri materiali ritenuti rilevanti per l’organizzazione di un vero e proprio percorso culturale legato a questi beni sommersi.
Il progetto è stato presentato alla recente BTM di Lecce, dove il Comune di Nardò, oltre alla promozione delle peculiarità storiche, naturalistiche, culturali ed enogastronomiche, ha voluto spiegare le potenzialità ancora inespresse del territorio proprio attraverso questo progetto scientifico.
“Al di là degli aspetti di tipo storico e turistico – spiega il professore Giuseppe Piccioli Resta – è assolutamente importante che i relitti di Nardò vengano considerati beni regionali di interesse culturale. Non è da sottovalutare il loro ruolo di memoriali rivolti alla pace fra i popoli e di monito perché l’umanità non attraversi mai più periodi terribili come i conflitti”.
Le acque tra Nardò e Gallipoli si sono rivelate negli ultimi anni un incredibile museo sommerso per la presenza di ogni forma di naviglio che, dal V secolo avanti Cristo fino ai giorni nostri, ha lasciato testimonianze dirette e indirette di uomini, mezzi, vicende e drammi. Le vicende belliche all’indomani dell’8 settembre 1943 hanno contribuito in questo tratto di mare all’affondamento di unità aeronavali di differenti Paesi con equipaggi di chissà quante nazionalità, quasi a testimoniare, con la loro fine comune, una riappacificazione permanente. Si può affermare che il patrimonio navale sommerso di questa parte di Puglia sia fra i più ricchi e meno conosciuti d’Italia, terreno fertile per campagne esplorative, ricerche d’archivio e l’avvio di pratiche turistiche come le immersioni sui relitti e la “virtualizzazione” dei relitti.
“Esiste un intreccio inscindibile – dice l’assessore all’Ambiente Mino Natalizio – tra uomini, ambiente, tradizioni, reperti, storia. Questi relitti, in particolare, raccontano un pezzo della nostra storia e sono un’altra, significativa, tessera del mosaico del patrimonio storico-culturale del nostro territorio. È giusto lavorare su un’ipotesi di tutela innanzitutto e poi di valorizzazione”.
“Il segmento legato alla valorizzazione e alla fruizione dei beni sommersi – aggiunge l’assessore al Turismo Giulia Puglia – è un settore particolare del turismo culturale e sportivo-tecnico-scientifico e può coinvolgere il territorio in un sistema di offerta estremamente diversificato, innovativo e, conseguentemente, di alta qualità”.
Il club Atlantico Salento di Lecce partecipa al progetto fornendo il supporto storico per ricostruire pienamente la storia dei relitti sommersi. Il club si occupa, in sinergia con tutti gli altri club d’Italia e d’Europa, dell’analisi, dell’informazione e della formazione sul territorio delle attività umanitarie della NATO. I principali settori di intervento sono la cyber security, la costruzione di programmi bilaterali in parternariato con Università e istituti scolastici, la realizzazione di seminari internazionali e la costruzione di programmi di cooperazione internazionale.