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I RITI DELLA SETTIMANA SANTA A TARANTO

I RITI DELLA SETTIMANA SANTA A TARANTO

Parlare o scrivere di qualcosa su cui si discute da tempo immemorabile diventa sempre più difficile ma talvolta si riesce a trovare qualche novità o meglio qualche particolare meno considerato o sfuggito a precedenti ricerche. L’argomento di oggi è i riti della Settimana Santa a Taranto.

Come da tradizione la Settimana inizia dallo scambio delle palme o dei ramoscelli d’ulivo, nella giornata di ieri e raggiunge l’apice delle manifestazioni con le due processioni dell’Addolorata, giovedì santo; e dei Misteri, il venerdì santo.

Dei riti pasquali a Taranto si trova traccia verso la metà del XVI secolo sotto la dominazione spagnola con gli Aragonesi  sul nostro territorio

All’epoca i riti si svolgevano solo il venerdì e vi partecipavano tutte le confraternite tarantine, in contemporanea, ognuna con un proprio percorso ai sepolcri con a capo un suo troccolante (il confratello che agita uno strumento di legno dal suono particolare, un caratteristico “trac-trac” per cui chiamato “troccola” -nella foto).

-troccola

Di questo “strumento” fu vietato l’uso nel 1708 a seguito delle rimostranze della gente per il grande frastuono creato nelle viuzze della città. Da ciò si deduce che i riti si svolgevano nella “città vecchia”, mentre poi furono spostati nella parte nuova di Taranto, con divieto, anno 1967, alle processioni di attraversare il ponte girevole (“Quest’anno per esigenze legate al traffico cittadino la processione non potrà attraversare il ponte Girevole” da  ‘Il Tempo’ del 14 febbraio 1967)

I riti Pasquali di Taranto prevedono: Nel primo pomeriggio del Giovedì Santo inizia il pellegrinaggio dei Confratelli del Carmine, una delle due principali della città; l’altra è quella di San Domenico, nei “Sepolcri” , ovvero gli altari della reposizione allestiti in ogni chiesa della città. Escono in coppie o “poste”, a piedi nudi e incappucciati, e percorrono le vie cittadine facendo sosta in ogni sepolcro lungo il loro percorso. Sono i perdoni, in tarantino “perdune”, e simboleggiano i pellegrini che si recavano a Roma in cerca del perdono di Dio.

Il cammino si protrae a lungo perché le “poste” avanzano con un dondolio lento, quasi esasperante che in vernacolo tarantino è chiamato “a nazzecate”.

fine prima parte – segue domani martedì 11 aprile

redazione.lecceoggi@gmail.com

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