SAGRE E FESTE PATRONALI SEGNALATE DA LECCEOGGI
FESTA PATRONALE DI SAN GIUSEPPE DA COPERTINO
Copertino – 16 settembre
Giuseppe Maria Desa nacque il 17 giugno 1603 da Felice Desa e Franceschina Panaca, in una stalla, ancora esistente nel suo stato primitivo, a Copertino, nell’allora “Regno di Napoli”.
A sette anni iniziò la scuola, ma una grave malattia lo costrinse ad abbandonarla. A 15 anni avviene la guarigione, attribuita alla Madonna della Grazia della vicina Galatone.
Durante la malattia aveva pensato di farsi sacerdote francescano: gli mancava però la dovuta istruzione.
Era anche molto lento e distratto, girovagava senza meta. Non riusciva a raccontare una storia sino alla fine e spesso s’interrompeva nel mezzo di una frase, perché non trovava le parole giuste. Non riusciva a studiare ma fallì anche nel tentativo di diventare ciabattino.
Avendo due zii nell’Ordine Francescano, a 17 anni cercò di diventare anche lui francescano ma, a causa della sua ignoranza, il suo desiderio venne bocciato.
Sua madre riuscì finalmente a farlo accettare come servitore presso il Monastero dei Francescani Conventuali “La Grottella” di Copertino. Mentre si trovava lì “fratello laico”, avendo dato prova di grandi virtù, umiltà, obbedienza ed amore della penitenza, fu deciso che poteva diventare un membro effettivo dell’Ordine e studiare per diventare sacerdote.
Giuseppe sapeva leggere, ma a stento, e cominciò per lui un altro duro periodo alle prese con gli studi. Quando, però, l’esaminatore lo interrogò, gli fu chiesta l’unica cosa che era riuscito ad imparare a memoria e così Giuseppe divenne diacono!
Un anno dopo, il 28 marzo1628, riuscì a diventare sacerdote in modo altrettanto miracoloso: si presentò all’esame insieme a molti altri candidati. Dopo aver interrogato i primi, il Vescovo, essendo più che soddisfatto dai risultati e dovendo andar via per sopraggiunte necessità, decise di promuovere tutti.
Giuseppe si trovava fra i fortunati esaminandi a cui non era stata posta alcuna domanda, e divenne prete insieme agli altri: ecco perché è considerato il Patrono degli studenti!
Spesso andava in estasi e parlava con Dio.
Rimaneva immobile come una statua, insensibile come la pietra, e nulla poteva smuoverlo. Qualunque cosa si riferisse al Signore lo poneva in uno stato di contemplazione.
Frequentemente si sollevava dal suolo e rimaneva sospeso nell’aria: in chiesa, gli succedeva di volare verso l’altare o al di sopra di esso.
Fu visto levitare dalla gente oltre settanta volte, mentre diceva la Messa o pregava.
Papa Urbano VIII, essendo stato presente ad una sua estasi, affermò che, se Giuseppe fosse morto prima di lui, egli avrebbe testimoniato ciò che aveva visto.
Per questo è considerato il Patrono dei piloti e di chi viaggia in aereo.
Giuseppe compì molti miracoli, specialmente fra la povera gente.
Toccava occhi ciechi, ed essi vedevano, prendeva in braccio un bambino malato e quello guariva, predisse la morte di ben tre papi, leggeva immediatamente nei pensieri dei suoi confratelli, e talvolta apprendeva molto più di quanto essi avrebbero voluto.
Sfortunatamente, c’erano alcuni confratelli che non credevano in queste cose e fu denunciato all’Inquisizione di cui Giuseppe aveva grande timore ma, mentre veniva interrogato, andò anche in estasi, rimanendo sospeso nell’aria e gli inquisitori non riuscirono ad accusarlo di nulla. Fu assolto da ogni accusa ma il Tribunale dell’Inquisizione decise di tenerlo comunque sotto stretta sorveglianza e fu mandato da un convento isolato all’altro, e trattato con il massimo rigore.
Egli visse dal 1639 al 1653 nel Sacro Convento di Assisi, poi a “Pietrarubbia”, vicino Pesaro, poi nel monastero di “Fossombrone”, sempre vicino Pesaro, finché non approdò ad Osimo, vicino a Loreto dove finì la sua vita terrena il 18 settembre 1663
Nonostante la stretta clausura a cui era stato costretto negli ultimi anni, non si riuscì mai a tenerlo nascosto perché i fedeli riuscivano a scoprire sempre i suoi nascondigli
Fu beatificato da Benedetto XIV il 24 febbraio 1753, e canonizzato il 16 luglio 1767 da Clemente XIII.