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SAGRE E FESTE PATRONALI SEGNALATE DA LECCEOGGI

SAGRE E FESTE PATRONALI SEGNALATE DA LECCEOGGI

FIERA DI SAN BIAGIO A CALIMERA 3 febbraio 2017

SanBiagio_Calimera_

San Biagio, Santo di origine orientale, protettore della gola, è anche protettore dei carbonai (craunari) e per tale motivo è festeggiato, a Calimera, in una radura ai margini dell’antico bosco, fondamentale elemento di vita per la popolazione. Analoghe feste popolari si svolgono in onore di San Biagio in Sardegna, in Piemonte, nell’ex Jugoslavia (Vodnjan). Un’antica chiesetta semi ipogea, presente all’interno dell’omonima Masseria di Melendugno, testimonia del culto per il Santo il 3 febbraio diventa luogo di pellegrinaggio per le comunità dei paesi limitrofi.

Sempre all’interno della Masseria San Biagio, si potranno degustare i suoi prodotti tipici.

Un rito religioso e pagano, quello della festa di San Biagio a Calimera, che nel corso del tempo ha perso la sua centralità, lasciando alla memoria storica il compito di narrarne l’antica tradizione. Come ha scritto il poeta popolare Cici Cafaro, classe 1923, tra i primi organizzatori della Festa: “Le tradizioni non le fate morire, perché è un patrimonio tramandato e non può essere abbandonato”.

 

FIERA DI SAN BIAGIO A CORSANO 3 febbraio 2017

san Biagio a Corsano

La fiera di San Biagio si svolge ogni anno il 3 Febbraio in onore del Santo patrono del paese di Corsano, nel basso Salento a pochi passi da Santa Maria di Leuca.

La fiera in onore di S. Biagio a Corsano, rimane un punto di riferimento anche per gli abitanti dei paesi limitrofi, che trovano in questa fiera una bella occasione per incontrarsi.

Patrono del paese, vescovo di Sebaste, città dell’Armenia, come dicono i predicatori nei loro panegirici, è il protettore della gola. Le virtù taumaturgiche del Santo sono radicate nella tradizione popolare ed alcune sono anche testimoniate da sacerdoti che hanno vissuto fatti miracolosi in prima persona; per questo S. Biagio, è venerato anche dagli abitanti dei paesi vicini.

La leggenda narra che, scoppiata la persecuzione dei cristiani, Biagio si allontanò dalla sua sede vescovile e andò a vivere in una caverna dove guariva con un segno di croce gli animali ammalati. Scoperto da alcuni cacciatori in mezzo ad un branco di bestie e denunziato al magistrato, venne catturato e rinchiuso in prigione, dove riceveva e sanava gli ammalati. Un giorno si recò da lui una donna, il cui figlio era sul punto di morire, dato che gli si era conficcata in gola una lisca di pesce; la benedizione del santo lo risanò immediatamente.

Fra tanti altri miracoli, operati anche durante le torture, merita particolare ricordo quello della vedova alla quale un lupo aveva portato via un maialino. La donna, riavuta la sua bestia, in segno di riconoscenza portò dei cibi e delle candele al santo che, commosso, le disse: “Offri ogni anno una candela alla chiesa che sarà innalzata al mio nome ed avrai molto bene e nulla ti mancherà”.

Morì martire sotto Diocleziano o sotto Licinio (307-323) subendo la decapitazione.

Il suo culto è uno dei più diffusi sia in Oriente che in Occidente e numerose sono le chiese e i luoghi sacri a lui dedicati in ogni parte del mondo cristiano.

redazione.lecceoggi@gmail.com

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