IL SALENTO DALLA PREISTORIA ALLA MODERNITÀ –
UNA GITA A GROTTAGLIE
Grottaglie è un comune tra i più popolosi della provincia di Taranto, è noto per la tradizionale produzione di ceramiche artistiche. Sorgendo perfettamente al centro fra le provincie di Taranto e Brindisi, in passato, spesso ci sono stati dibattiti per decidere a quale provincia dovesse appartenere. Conosciuta per le coltivazioni di vigne, Grottaglie oltre ad essere soprannominata “Città delle Ceramiche” è conosciuta anche col nome di “Città dell’uva”.
Grottaglie deriva dal latino Kriptalys e dal greco Κρυπταλύς, nome che sottolinea la presenza di grotte (krypta, κρύπτα), in gran parte del suo territorio. L’origine di Grottaglie è negli insediamenti che si sono susseguiti nell’area, in particolare nell’area di Riggio e di Pezza Petrosa.
I resti storici più cospicui sono riconducibili al Medioevo, quando nelle profonde gravine prese maggior consistenza l’abitudine di vivere nelle grotte. Risalgono a questo periodo infatti non solo le abitazioni, ma anche le scale, i sentieri, le opere di canalizzazione e di deflusso delle acque. Un’importante testimonianza bizantina nel territorio di Grottaglie è la Gravina di Riggio che presenta degli affreschi basiliani di grande qualità ma ora in condizioni precarie. Quando, Goti e Saraceni, distrussero i villaggi nel territorio ed anche Taranto, le grotte ospitarono i fuggitivi (960 d.C.) Sorsero così vari centri abitati tra cui Casale San Salvatore e Monti Cryptalis nucleo primigenio dell’attuale centro storico di Grottaglie. Alcuni ebrei trovarono rifugio nella Lama del Fullonese, territorio di Monte Fellone dove, difatti, sorgeva la chiesa di San Pietro dei Giudei.
Nel XV sec. Il centro fu dotato di mura di fortificazione, assieme al Castello e alla Chiesa Matrice. Difficoltà e crisi politiche portarono (dal XV al XVII secolo) ad una “coabitazione” di due giurisdizioni feudali differenti: una vescovile ed una laica. Il XVII secolo conobbe anni di difficoltà sotto la mal tollerata dominazione spagnola. In un clima di disorientamento politico generale nacque il fenomeno del brigantaggio con un nome illustre: Ciro Annichiarico (in dialetto “Papa Ggiro”).
A pochi chilometri da Grottaglie sorge, immerso sito in un incantevole paesaggio di vigneti e uliveti ai piedi dei monti di Martina, il Santuario della Madonna della Mutata, patrona di Grottaglie.
Il santuario, del periodo paleocristiano, dedicato alla Vergine Assunta sorgeva nel cuore di quella che una volta era la foresta tarantina. Nella chiesetta originaria si conservava già dal X secolo la pietra raffigurante la Madonna rivolta a sud. Quando, secondo la leggenda, nel `300 la Madonna si fece trovare rivolta verso nord in direzione di Grottaglie i fedeli la ribattezzarono “mutata” da “mutamento”.
La pavimentazione della chiesa è impreziosita da maioliche seicentesche di Grottaglie tra cui anche alcuni ex voto. L’interno con il caratteristico altare è arricchito dalle statue di San Giuseppe e San Francesco da Geronimo e il simulacro della Madonna col Bambino. Sempre nella stessa cappella è situato un interessante armadio intagliato che custodisce un “miracoloso” Crocifisso (metà Seicento). La navata a sinistra comprende: il primo altare con antica tela che rappresenta la Vergine del Canneto tra Santi, nella seconda campata è accolto l’organo su impalcatura di legno; l’ultimo altare è sovrastato da una bella tela di Ciro Fanigliulo.
Oggi è la Chiesa madre a conservare la pietra raffigurante la Madonna mentre al Santuario resta una statua della Vergine conservata in una nicchia esterna. Il santuario si raggiunge facilmente in auto seguendo la strada provinciale per Martina Franca. Lungo il percorso si ritrovano anche le stazioni della Via Crucis che arrivano fino alla chiesa.
Da secoli, il giorno della festa della Titolare, secondo alcuni sarebbe l’antica Pasqua ebraica, dato il simbolismo delle uova, è otto giorni dopo la Pasqua cattolica. In quest’occasione la pizzica pizzica grottagliese viene ballata a grandi salti proprio davanti al Santuario, dagli ultimi danzatori anziani, diretta discendente delle danze ebraiche e fenicie che eseguiva re Davide davanti all’Arca dell’Alleanza che hanno dato origine anche al saltarello. Molti sono i grottagliesi che vi arrivano a piedi, assistono alla messa, fanno un giro fra le numerose bancarelle e assaggiano la rituale “puddica cu ‘lloi”, ma non mancano fedeli provenienti da Martina, Montemesola e altri paesi limitroifi, che al suono di organetti, tamburelli, chitarre e mandolini aprono la rituale ronda di pizzica in onore della Vergine.
Ottavia Luciani