SUL GASDOTTO TAP-SNAM I SINDACI SALENTINI SONO SU POSIZIONI LONTANE TRA LORO
Presenti 37 Comuni, pari a 360mila abitanti. Salvemini ha chiesto di non partecipare al tavolo romano
La vicenda del gasdotto di Tap e Snam nell’ultimo incontro, in Provincia, dei Sindaci salentini ha vissuto una fase di frenata rispetto alle decisioni prese la scorsa settimana e ciò in conseguenza di quanto dichiarato dal Sindaco di Lecce Carlo Salvemini che ha impostato il suo intervento su due argomenti portanti: quella di provare a recuperare, in nome di un pieno vincolo di solidarietà territoriale, il rapporto con i sindaci che oggi non erano presenti per un dissenso politico profondo sull’opera – a partire da quelli di Melendugno, Vernole, Calimera, Martano – e quella di riportare il confronto in un alveo esclusivamente istituzionale con enti locali, governo e Regione Puglia che nell’ultimo incontro presso il ministero allo Sviluppo Economico ha partecipato in maniera sibillina inviando il dirigente Domenico Laforgia in veste di mero osservatore.
“Non aderisco alla tesi degli investimenti aggiuntivi”, ha dichiarato il sindaco di Lecce precisando che per lui è del tutto sbagliato considerare separati i due gasdotti che di fatto rappresentano un’opera unica. Rispetto al metanodotto Snam, quello di collegamento tra Melendugno e Mesagne, ha aggiunto Salvemini, si è ancora in fase autorizzativa e che tutte le amministrazioni interessate si sono espresse in maniera contraria dopo aver valutato l’impatto dal punto di vista ambientale e paesaggistico, come del resto aveva già fatto il ministero dei Beni Culturali. Salvemini ha aggiunto, inoltre, che se poi, come tutti si aspettano, dovesse arrivare il via libera, sarebbero i Comuni interessati dal tracciato, e non altri, gli interlocutori attivi a proposito delle compensazioni da stabilire e che devono essere di tipo ambientale e non generiche.
Una presa di posizione che appare molto critica rispetto l’utilità di una “cabina di regia” assemblata così come lo è adesso, nella quale si discute di interventi disparati senza che esista una strategia complessiva che parta dalla premessa che la Puglia ha già dato in tema di produzione di energia senza poter godere dei vantaggi delle fonti rinnovabili: “In tema di decarbonizzazione non ci sono ancora atti vincolanti”, ha detto Salvemini ricordando i primati della Puglia in tema di concentrazione di anidride carbonica, di energia elettrica esportata, di capacità eolica.
Al dibattito ha presenziato anche il prefetto di Lecce, Claudio Palomba, e sono intervenuti, oltre ad una decina di sindaci, Mario Accoto di Andrano e Giuseppe Taurino di Trepuzzi, che con Gabellone avevano partecipato all’ultimo tavolo a Roma, che hanno perorato la volontà di garantire continuità a quella presenza, nella convinzione che poi saranno altri a decidere per il Salento: “Abbiamo il dovere di una linea politica – ha detto Taurino – così come era dovere della Regione Puglia sedere a quel tavolo e non solo osservarlo”. Sulla stessa lunghezza d’onda il sindaco di Presicce, Riccardo Monsellato: “Mi chiedo perché ho deliberato solo pochi mesi fa, chiedendo come tutti gli altri sindaci una riapertura del confronto sul gasdotto, se poi il tema delle compensazioni riguarda solo i Comuni interessati. Se è vero che io non posso incidere tecnicamente sul progetto, ho però il dovere di una posizione politica”.
Nella veste di mediatore tra le varie ipotesi di condurre le trattative Gianni Stefano, Sindaco di Casarno che ha proposto che l’assemblea dei sindaci ponesse al governo come premessa di ogni discussione su questa e altre opere l’assicurazione che non ci sarebbero ulteriori carichi ambientali sul territorio: “Dobbiamo dire che non siamo disponibili a compensazioni economiche”.
Domani ci sarà la redazione del documento, ma è chiaro che l’iniziativa presa da nove sindaci, e avallata da Gabellone al quale i primi cittadini si erano rivolti, appare abbastanza priva di convinzione.
Bisogna infatti considerare che alla riunione erano presenti 37 Comuni in rappresentanza di 385mila abitanti. Se per la validità delle sedute dell’Assemblea dei sindaci è necessaria la presenza di venti amministrazioni per almeno 200mila residenti, ciò non toglie che più della metà delle amministrazioni hanno disertato la seduta: alcune, come detto, perché radicalmente contrarie, molte altre perché non hanno attribuito alcuna utilità all’incontro che puntava a far percepire la questione Tap-Snam come interesse dell’intero Salento.
I Comuni rappresentati erano: Andrano, Caprarica, di Lecce, Giuggianello, Monteroni di Lecce, Lecce, Lequile, Diso, Corsano, Galatina, San Donato di Lecce, Squinzano, Surbo, Taurisano, Veglie, Gagliano del Capo, Salice Salentino, Specchia, Castrignano d’ Greci, Carpignano Salentino, Miggiano, Tuglie, Matino, Cursi, Melpignano, Spongano, Trepuzzi, San Cesario di Lecce, Poggiardo, Tiggiano, Presicce, Ortelle, Bagnolo del Salento, Casarano, Salve, Maglie, Copertino, Santa Cesarea Terme.
Mentre si svolgeva l’Assemblea dei Sindaci, in strada, all’ingresso della Provincia alcuni rappresentanti dell’Associazione Terra Mia hanno esposto cartelloni di protesta