TARANTO: PESCA DI FRODO CON USO DI BOMBE – OPERAZIONE “POSEYDON” DELLA FINANZA
Gli indagati sono accusati di illegale fabbricazione e detenzione di ordigni e sostanze esplosive, utilizzati per la pesca di frodo. Tra i reati c’è anche quello di inquinamento e disastro ambientale.
Dalle prime ore di questa mattina, gli uomini della Sezione Operativa Navale della Guardia di Finanza e della Capitaneria di Porto di Taranto, insieme ai Finanzieri del Comando Provinciale di Taranto, stanno eseguendo, su disposizione del giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Taranto e su delega della Procura della Repubblica, 14 ordinanze di custodia cautelare, cinque in carcere e nove ai domiciliari, nei confronti di alcune persone indagate per illegale fabbricazione e detenzione di ordigni e sostanze esplosive, utilizzati per la pesca di frodo. Tra i reati c’è anche quello di inquinamento e disastro ambientale.
Le indagini dell’operazione denominata “Poseydon” hanno permesso di individuare un sodalizio criminale, orbitante attorno alla figura di C.P., tarantino di 48 anni, composto da soggetti che, in modi ed in tempi diversi, hanno collaborato nell’attività illecita della pesca di frodo mediante l’utilizzo di materiale esplodente con una compromissione significativa e misurabile dell’ecosistema marino e della sua biodiversità.
L’alternanza dei collaboratori è uno dei tanti escamotage astutamente orditi da C.P., il quale, già noto alle forze dell’ordine per i numerosi precedenti specifici, aveva sospettato di essere in qualche modo controllato. Nel corso delle indagini, inoltre, è emerso un secondo gruppo criminale, organizzato da S.D.P., tarantino di 30 anni, che con la collaborazione del padre, C.D.P., anche lui tarantino, di 55 anni, e di altri soggetti, separatisi da C.P., hanno in un primo momento proseguito autonomamente la pesca di frodo mediante l’impiego di esplosivi, per poi dedicarsi ad una serie di furti ai danni di strutture portuali e navi, civili e militari.