UNIVERSITA’: MILLE NUOVI POSTI DI RICERCATORE A TEMPO DETERMINATO DI TIPO B
Il Ministro Bussetti conferma per il 2019 mille nuovi posti di ricercatore a tempo determinato di tipo b.
Come Cobas abbiamo prodotto e fatto pervenire presso i vari Ministeri preposti numerosi documenti, chiedendo un nuovo piano straordinario di ricercatori di tipo b. Tra luglio e settembre abbiamo scritto e reso pubbliche due lettere aperte indirizzate alla Ministra per il Sud, Barbara Lezzi, e una al Senatore della Repubblica Mario Turco. Abbiamo poi inviato al Ministro Bussetti, al Sottosegretario Fioramonti e al Vicepremier Di Maio un documento di sintesi sulla grave situazione del precariato nelle Università, indicando il numero dei precari della ricerca che rischiano di essere espulsi dal sistema universitario, dopo oltre dieci anni di carriera e già in possesso di Abilitazione Scientifica Nazionale. Abbiamo sottolineato la disparità di trattamento rispetto ai ricercatori degli Enti di ricerca, sancita dalla legge Madia e accettata da molti sindacati.
Anche in quest’ultimo documento abbiamo ribadito ai Ministri la necessità di un piano straordinario di ricercatori di tipo b.
Siamo pertanto soddisfatti della decisione del Ministro Bussetti di avviare nel 2019 un nuovo piano di reclutamento e di intervenire per sanare, almeno in parte, una situazione oramai insostenibile.
Il nostro lavoro tuttavia continuerà. L’investimento nel reclutamento universitario non può e non deve essere episodico, ma continuo nel tempo, fino al totale assorbimento del precariato creato nel tempo dai precedenti governi. Chiederemo poi una più equa distribuzione dei posti assegnati agli Atenei, perché a differenza di quanto accaduto sino ad ora il Sud non venga più penalizzato. Inoltre, faremo presente la necessità di vincolare gli Atenei, nel bandire i nuovi posti, al rispetto di precisi criteri di garanzia nella doppia direzione dell’assorbimento del precariato storico con Abilitazione Scientifica Nazionale, al contrario di quanto avvenuto nelle precedenti tornate, e dell’istruzione di procedure trasparenti che vadano a premiare prima di tutto la ricerca di qualità.
Riteniamo che un’Università che voglia garantire davvero sviluppo e crescita, anche del territorio circostante, non possa più prescindere, anche ai fini della didattica, da stabilità e qualità della ricerca, nella totale trasparenza delle procedure.