HomeCronaca e AttualitàVACCINI IN VACANZA, FIGLIUOLO DICE SÌ

VACCINI IN VACANZA, FIGLIUOLO DICE SÌ

VACCINI IN VACANZA, FIGLIUOLO DICE SÌ

Tutti i dubbi sulla terza dose e su AZ e J&J ai giovani

Mentre si discute già di terza dose dei vaccini, finalmente arriva l’ok del generale Figliuolo sui vaccini in vacanza. Intanto, medici e biologici chiedono lo stop per i giovani ai preparati con vettore virale

 

È il dato più basso dell’anno: 0.85. Non era mai stato così da settembre scorso l’indice di contagio Rt Covid in Italia. Scendono i nuovi positivi e continua a calare anche l’occupazione dei posti letto sia in area medica che nelle terapie intensive.

Intanto, la campagna vaccinale corre veloce. Il numero di vaccinazioni supera i 39 milioni: di questi, oltre 13 milioni, cioè il 24,59% degli italiani, ha già completato il ciclo vaccinale con prima e seconda dose.

Sì alla seconda dose del vaccino in vacanza

La novità, ora, è che il commissario Figliuolo ha detto sì ai vaccini in vacanza, risolvendo quello che per molti italiani stava diventando un problema enorme. Il presidente della Conferenza delle Regioni, Massimiliano Fedriga, “mi ha chiesto la seconda dose in vacanza, ho appena scritto la risposta, è positiva” ha detto il commissario all’emergenza a 24 Mattino su Radio24.

“L’ipotesi dei vaccini in vacanza è più uno spot che una necessità, già siamo organizzati per i lavoratori non residenti o chi si sposta in altra regione per lungo tempo, poi c’è flessibilità sulla seconda dose per scaglionarla” ha detto. Anche se, in pratica, l’organizzazione delle Regioni in questo senso sembra lontana. Noi di QuiFinanza abbiamo più volte provato a chiedere come si potessero spostare appuntamenti e/o ipotizzare prenotazioni della seconda dose in un’altra Regione, ma le risposte sono sempre state negative, per diverse Regioni. Da oggi, dovrebbe cambiare tutto.

Terza dose sì o no?

“La sfida dei vaccini si vince tra giugno e luglio” dice Figliuolo (qui tutte le date in cui si presume si raggiungerà l’immunità di gregge in ciascuna Regione). Per farlo quindi servono tutte le energie possibili. Intanto, si prospetta già una terza dose. L’annuncio è arrivato direttamente dal commissario stesso. “Abbiamo una macchina delle Regioni che è pronta già da adesso a partire, ma è chiaro che una cosa è se serve una terza dose e poi finisce là, un’altra se sarà un vaccino annuale”, ha detto a Sky TG24 Massimiliano Fedriga.

Se quello anti-Covid diventasse un vaccino ripetitivo, a quel punto “dovremmo passare dalla straordinarietà di questa campagna vaccinale all’ordinarietà, che significa coinvolgere i medici di medicina generale e le farmacie”. Solo allora “potremo smantellare gli hub vaccinali”, come ipotizzato da Figliuolo.

L’AIFA-Agenzia Italiana del Farmaco, invece, ha anticipato che “verosimilmente dovremo vaccinarci ogni anno contro il Covid se le varianti daranno preoccupazione”. A dirlo in un’intervista a Radio24 è stato il direttore Nicola Magrini, secondo il quale, dopo aver superato la fase di emergenza della pandemia attraverso la vaccinazione di massa, si darà il via ad una nuova fase che vedrà l’utilizzo non di una terza dose di vaccino, ma di dosi di richiamo annuali per mantenere l’immunità contro il Covid.

“Sono in corso di sviluppo i vaccini di seconda generazione per il prossimo inverno che saranno in grado di coprire con un semplice richiamo queste varianti”, spiega Magrini. “Qui l’interesse a sviluppare l’idea non di una terza dose in sé ma di ulteriori vaccini attivi contro le varianti per massima protezione”.

Chi potrebbe rifare ogni anno il vaccino Covid

Ma i dubbi relativi alla terza dose sono ancora molti. Ancora non si sa con certezza quanto duri davvero la protezione offerta dalle due dosi, o dalla dose unica nel caso del vaccino di Johnson&Johnson.

Tendenzialmente a 9 mesi dalla vaccinazione le persone sono ancora protette, ma sul futuro c’è un grosso punto interrogativo.

Come ha chiarito l’immunologa e docente di Patologia generale all’Università di Padova Antonella Viola in una intervista a La Stampa, con il trascorrere del tempo, potremo pian piano spostare questo termine fino a 1 o 2 anni o magari anche oltre”. In assenza di dati e con un virus poco conosciuto, “lanciarsi in previsioni sembra invece piuttosto complicato, in quanto non conosciamo bene la risposta immunitaria che conferisce protezione all’infezione o, come si dice in termini tecnici, non sono ancora del tutto chiari i correlati immunologici di protezione”.

Prima di decidere per le terze dosi bisognerebbe aspettare e valutare i possibili scenari, che dipenderanno anche dalla capacità del virus di mutare. Il Covid potrebbe diventare una semplice influenza, ed è possibile che vaccinazioni ripetute nel tempo verranno consigliate a specifici gruppi di persone che sono maggiormente a rischio di sviluppare una malattia severa o che lavorano in un contesto dove il virus non deve circolare, come gli ospedali e le case di riposo per anziani.

Terza dose: le Marche hanno già una data

Intanto, nonostante il quadro di grande incertezza, c’è una Regione che fissa già le date. Nelle Marche si prevede di iniziare la terza dose di vaccino anti-Covid l’ultima settimana di settembre. La prima categoria sarà, ancora una volta come ovvio, il personale sanitario, il primo ad essere vaccinato dal 27 dicembre scorso.

L’annuncio arriva direttamente dall’assessore regionale alla Sanità marchigiana Filippo Saltamartini. Ma prima della questione terzo richiamo, in realtà, c’è quella dei vaccini in vacanza: le Marche sono “in grado ora di fare lo scambio automatico con il sistema Poste solo con la Lombardia”.

E sono già state circa 400 le telefonate al Cup delle Marche per chiedere la somministrazione della seconda dose in vacanza o altrove. La Regione sta organizzando lo scambio in base alla “concertazione tra tutte le Regioni”. Dopo il via libera di Figliuolo ora anche le altre Regioni dovrebbero potersi organizzare.

Tutti i dubbi (grandi) sui vaccini AstraZeneca e Johnson & Johnson ai giovani

Altro nodo è quello degli studenti che vogliono andare all’estero, per esempio per motivi di studio o in vacanza, e chiedono di anticipare la vaccinazione. Proprio per questo si sta accelerando, anche con il vaccino monodose Johnson & Johnson.

Ma la comunità scientifica si divide sui vaccini J&J ed AstraZeneca ai giovani (qui tutte le reazioni nel rapporto AIFA). L’AIFA raccomanda i due preparati a vettore virale per gli over 60 e molti biologi e medici si oppongono agli open day e alla somministrazione ai ragazzi di questi due vaccini (ve ne abbiamo parlato approfonditamente qui).

Man mano che si scende con l’età, i rischi di ricevere questi vaccini superano ampiamente i benefici. Lo dicono i dati. Nei più giovani il pericolo di avere conseguenze gravi a causa del Covid è invece molto basso. In una lettera firmata da 28 medici, biologi e bioeticisti e sostenuta dall’Associazione radicale “Luca Coscioni” per la libertà scientifica si chiede alle Regioni di non vaccinare i giovani con i vaccini AstraZeneca e Johnson & Johnson.

Nulla a che vedere con le (per fortuna deboli) rivendicazioni novax, ma solo un’attenta analisi. “Si sfrutta il loro (dei ragazzi, ndr) desiderio di riprendere una vita normale, visitare liberamente i nonni, muoversi per lavoro o per studio, andare in vacanza, ma sorge il sospetto che in realtà si cerchi di smaltire le dosi di AstraZeneca rimaste inutilizzate. E si trascura che i vaccini a vettore adenovirale possono causare in soggetti probabilmente predisposti la trombosi venosa trombocitopenica” si legge nella lettera.

Il vaccino Pfizer è stato testato sui giovani tra i 12 e i 17 anni, Moderna il 25 maggio ha pubblicato dati positivi sulla stessa fascia di età, e l’Agenzia europea del farmaco ha iniziato l’esame dei dati forniti da Moderna in vista dell’autorizzazione. Mentre degli altri non ci sono dati. E soprattutto, le indicazioni dicono che il vaccino AstraZeneca comporta un margine di rischio che non può essere sottovalutato.

redazione.lecceoggi@gmail.com

No Comments

Leave A Comment