VALORIZZAZIONE DEGLI SCARTI DELL’INDUSTRIA ITTICA
Nuove ricerche del Gruppo di Chimica Fisica del Dipartimento di Scienze e Tecnologie Biologiche e Ambientali Unisalento
Due nuovi progetti di ricerca che puntano a valorizzare i gusci di gamberi e quelli dei mitili mediterranei, scarti dell’industria ittica con elevati costi di smaltimento e un notevole impatto ambientale nel caso di conferimento in discarica. Protagoniste sono due ricercatrici del gruppo di Chimica Fisica del Dipartimento di Scienze e tecnologie biologiche e ambientali (DiSTeBA) dell’Università del Salento, coordinato dal professor Ludovico Valli: la dottoranda Federica Mancarella e l’assegnista Martina Carcagni, entrambe laureate in Scienze ambientali all’Ateneo salentino.
«La problematica della gestione dei rifiuti in ambito ittico è estremamente attuale», sottolinea Livia Giotta, ricercatrice di Chimica fisica e tutor in entrambi i progetti di ricerca, «La sostenibilità a lungo termine dell’industria ittica dipende dallo sviluppo di nuove strategie che permettano di convertire i materiali di scarto in prodotti ad alto valore aggiunto, che siano competitivi con quelli ottenuti mediante sintesi chimica a partire da materie prime non rinnovabili».
Con una borsa finanziata interamente dalle risorse aggiuntive del FSE REACT-EU che promuove attività di ricerca su innovazione, tecnologie digitali e abilitanti, Federica Mancarella ha avviato un progetto di dottorato che punta a sviluppare nuove strategie eco-compatibili e a basso costo per valorizzare gli scarti dei crostacei, recuperando una varietà di prodotti utili: «I gusci di gambero sono un’importante fonte di molecole bioattive come l’astaxantina», spiega, «un pigmento carotenoide dalle spiccate proprietà antiossidanti e dai molteplici usi in campo nutraceutico, cosmetico e farmaceutico. Inoltre sono ricchi di chitina, un biopolimero dalle interessanti proprietà plastiche usato nel packaging e come fitostimolante, e precursore del chitosano, ampiamente utilizzato in ambito biomedico, nutraceutico e tecnologico. Il mio progetto mira a sviluppare strategie green basate sulle potenzialità estrattive di solventi di origine naturale di nuova generazione e sull’uso di enzimi supportati su nanoparticelle magnetiche». Il progetto è sviluppato in collaborazione con la ricercatrice Serena Perrone, del gruppo di Chimica organica dello stesso Dipartimento.
Con un assegno finanziato nell’ambito del programma “RIPARTI”, iniziativa con cui la Regione Puglia promuove la ricerca negli ambiti considerati prioritari dall’Unione europea e al servizio delle filiere produttive regionali, il progetto di Martina Carcagni mira invece alla valorizzazione dello scarto di lavorazione del Mitylus galloprovincialis, il “mitilo mediterraneo”: «I gusci del mitilo sono una fonte preziosa di carbonato di calcio biogenico, che può essere estratto in diverse forme», spiega la ricercatrice, «Una delle più interessanti è la calcite spugnosa (soft calcite), un materiale biocompatibile ad alto sviluppo superficiale, isolato e descritto per la prima volta nel 2020 dalle ricercatrici Jennifer Murphy, Céline Schneider, Kelly Hawboldt e Francesca Kerton della Memorial University of Newfoundland (Canada), che ne hanno anche dimostrato le eccezionali proprietà assorbenti nei confronti di petrolio grezzo e coloranti. L’obiettivo del mio progetto è migliorare il protocollo estrattivo della soft-calcite e di testarne le proprietà ‘sequestranti’ nei confronti di altri contaminanti ambientali, come gli inquinanti emergenti (antibiotici, ormoni, farmaci) e le micro e nanoplastiche». Su quest’ultimo aspetto, il progetto è condotto in collaborazione con la ricercatrice Francesca Lionetto del Dipartimento di Ingegneria dell’innovazione, che attualmente studia le proprietà delle nanoplastiche sintetiche.
Per entrambi i progetti partner industriale è la società Entropya srl, guidata dall’ingegnera Gabriella Chieffo: l’azienda è attiva nella progettazione in ambito ambientale ed energetico, con un forte vocazione all’innovazione. Mancarella e Carcagni trascorreranno sei mesi in azienda, per condurre indagini di mercato e valutare costi e benefici del trasferimento tecnologico dei processi estrattivi sviluppati su scala di laboratorio.
Il gruppo di ricerca si avvale inoltre della collaborazione di Orazio Albano, consulente nel settore della pesca e dell’acquacoltura, con particolari competenze in ricerca e sviluppo delle produzioni ittiche sostenibili.
Federica Mancarella (Venezia, 1994), si è laureata in Scienze e tecnologie per l’ambiente a UniSalento nel 2018 e in Scienze ambientali nel 2021 con una tesi sperimentale in Chimica ambientale incentrata sullo studio del particolato atmosferico.
Martina Carcagni (San Cesario di Lecce, 1992), si è laureata in Scienze e tecnologie per l’ambiente all’Università del Salento nel 2018 e in Scienze ambientali nel 2021 con una tesi in zoologia marina sullo stato di salute dei coralli d’acqua profonda nel Canyon di Blanes, in Spagna (in collaborazione con l’Università di Barcellona). Nel 2020 ha svolto un tirocinio internazionale nel centro di ricerca di biologia marina di Kotor (Montenegro).