VERSI E PROSA SOTTO LA LENTE: La Memoria dell’Acqua
“La Memoria dell’Acqua”,opera prima di Marcella De Rubertis, salentina d’adozione, è un romanzo che inconsapevolmente ha rispolverato in modo brillante la tecnica dell’ekphrasis accompagnando il lettore su temi e consapevolezze ad ampio respiro. Con uno stile apparentemente semplice e lineare, ma studiato quale oggettivo testimone, l’autrice dà vita e sensibilità ad un personaggio i cui dubbi e le prorompenti certezze amare dell’esistenza si intrecciano sulla memoria lunga dell’acqua che, per diverse vicissitudini, ha suo malgrado segnato i momenti difficili di un’adolescenza e poi di gioventù.
Prorompenti come il giovane ritratto dal catalano Pere Borrell del Caso nel 1800nel famoso stile trompe l’oeil,gli atti di vita del protagonista Francesco Esposito sfumano di fatto i contorni dei personaggi comprimari, poiché essi si mimetizzano tra gli affetti, i pensieri e la paura, privilegiando invece i sentimenti dell’amicizia quale fonte primaria. Ecco quindi emergere la volontà e la determinazione che impegnano il giovane Francesco nella sua intima emancipazione sociale nell’essere per divenire ma che poi alla fine essa stessa diventerà arida nella violenta acquisizione di una conoscenza apparentemente torbida. Inizialmente frastornato, egli cercherà risposte concrete dal suo istinto primordiale e troverà nei contatti superficialmente platonici con la splendida Agar lì, nel sognante “Giardino delle Stelle”,emozioni e serenità che lo lasceranno alla fine stremato nel comprendere come le certezze e le sicurezze acquisite possano divenire bolle di sapone e librarsi nell’aria sino ad autodistruggersi.
Quando poi sarà ancora l’acqua a sconquassare l’instabile equilibrio di un’amicizia che si vuole duratura nonostante tutto, il vuoto seguente allora lo vedrà vinto nel fisico e nelle scelte rimanendo solo la concretezza dell’idea del suono della propria emozione che non riuscirà a svilupparsi nel tempo poiché il riflusso della propria anima sarà sempre in perfetta sintonia con l’idealità. Tuttavia non riuscendo a trovare punti di appoggio il suo supplizio diventerà sottile, raffinato, aspro.
A rimuovere il canovaccio di una vita intimamente turbolenta non basteranno dunque neppure gli studi ed i ravvedimenti postumi ma solo il frusciare delle pagine ingiallite di un consunto breviario e le note melodiose di un inedito concerto che egli immagina e sente scritto per lui e con lui.
E’ dalle piccole e dimenticate cose quindi, avverte sommessamente l’autrice, che il vivere può avere un senso concreto delineando con quanta intensità comunque si vada sempre alla ricerca della qualità della propria esistenza
“L’acqua… Non la temo più.Non la odio. L’acqua mi ha tolto.L’acqua mi ha dato.L’acqua non ha memoria”.
La Memoria dell’Acqua. Prospettivaeditrice. Collana Lettere 277
Maria Felicia De Giorgi